Nevio Boni
Carissimo Enzo,

NevioBoniio so che tu sai che anch’io so che questa tua mostra è un evento importante per te e per me che ti sono amico, e per quanti amano l’arte e per l’intera città che pone finalmente il sigillo ufficiale all’amore riconoscente che tu hai per Torino.Inutile schermirsi Enzo, dietro l’orgoglio umile del tuo carattere.
L’allestimento della Regione Piemonte è come uno sposalizio voluto con le emozioni che sono poi le vere responsabili dell’accettazione della monotonia dentro i nostri giorni troppo uguali.
Tu Enzo, di emozioni ne regali a piene mani. I tuoi lavori sono lì a metterle in fila tutte. Descrivere le emozioni è compito arduo. Io vecchio cronista so quanto sia difficile raccontarle e la tua vita artistica oggi messa a nudo, un po’ mi spaventa. Perché il tuo talento dilatato è riuscito nel tempo a toccare, incidere, denunciare, angosciose angherie, violenze dementi, torti orribili ma anche ad aprire ariose finestre nella speranza di una vita migliore.
Certo, Enzo, i grandi temi dell’esistenza dell’uomo con le sue vigliaccate, le sue soperchierie e sopraffazioni, perdono quasi di significato nell’estenuante ripetitività dei resoconti giornalistici.
Quando però le emozioni si irradiano dalle tue sculture, esse vanno inesorabilmente ad affondare daghe nei tessuti molli dell’anima.
Per dire, Enzo, che hai saputo cogliere allora con preveggenza i grandi mali che ancora oggi ci affliggono, quasi a suggerirci che non bisogna mai far finta di niente: guai porre la tragedia nei panni della commedia altrimenti diventiamo i buffoni del dolore.
Fra la tua arte e noi avverto che non esiste distacco, o almeno io spero che non esista e penso che anche tu coltivi tale desiderio.
Ho visto in anteprima la pianta dell’allestimento alla “Cavallerizza” di via Verdi. Mi hai mostrato il minuzioso percorso dei tuoi 50 anni di vita artistica. Ho avuto il privilegio di vedere le tue ultime opere appena arrivate dalla fonderia e molte altre create in materiali diversi. Si resta senza fiato.
Va bene il fascino del metallo appena lucidato, o quello del marmo levigato o del legno fiammato e tornito o l’algida luminosità del plexiglas dove tutto l’insieme appare come una stregoneria: ma non basta a giustificare l’incanto. Infatti da alcune tue figure escono urla silenziose che lacerano il cuore: è la vita vera. È così per l’Attesa con le sue braccia alzate ad invocare forse soltanto una parola di bene. E i brividi che mette la nudità pudica che dal tragico 9 maggio del 1978 esce dal corpo e dallo spirito mai domo di Aldo Moro?
E poi Enzo i tuoi bambini funamboli, che dall’altalena trasmettono vertigini, oppure sul filo ignoto di un mondo nuovo, o ancora in equilibrio sulla corda che porta verso il sogno di una vita diversa lontano da ignominie e brutture?
Quindi insieme con te e con quel bimbo che cavalca una colomba, ho sognato le agognate pace e libertà.
Altro che demoni angelicati o angeli demonizzati che ci propinano a pieno video ogni giorno.
È vero, io forse ho conservato mio malgrado una certa infantile ingenuità. Sono però convinto di doverti ringraziare per avermi mostrato attraverso il tuo nitore di pensiero, la tua ombrosa delicatezza, la dignità innata e la continua, squisita creatività, il percorso alternativo alle squallide insipide ammucchiate di fuorvianti banalità.
Hai sempre volato alto Enzo, e voli alto, con levità, come se tu conoscessi di lassù le origini delle cose. Le tue sculture in mostra lo attestano.
Hai titolato una tua opera: La strada che da me conduce a me fa il giro del mondo.
Ecco, Enzo, ti prego di darmi la mano per imboccare la strada che da te porta a te per fare insieme il giro del mondo. E chissà che non sappia ritrovarmi anch’io.
L’amico Nevio Boni
Gassino Torinese, 2008

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